Questo è uno dei punti più chiacchierati della storia dei social: Facebook a pagamento. L'incubo di tutti i frequentatori del social network per eccellenza potrebbe diventare realtà a causa di una multa.
Parliamo di una sanzione ciclopica: 390 milioni di euro. Questa è la somma che l'autorità irlandese per la protezione dei dati ha deciso per colpire Meta, la holding a capo di Instagram, Messenger e, ovviamente, Facebook. Non è la prima volta che Mark Zuckerberg si trova ad affrontare problemi e sanzioni.
Ma in questo caso sembra che la situazione sia diversa perché Facebook non può sostenere una condizione di continua incertezza e ricevere sanzioni a causa del suo business model.
Andiamo alla radice del problema. Perché il Garante della Privacy irlandese ha deciso di infliggere una sanzione di 390 milioni di euro a Zuckerberg? Il punto è sempre lo stesso: il trattamento dei dati personali con fini pubblicitari. Per comprendere il punto sarà utile dare uno sguardo al comunicato ufficiale pubblicato dalla Data Protection Commission (DPC) irlandese. Cosa scopriamo?
"Final decisions have now been made by the DPC in which it has fined Meta Ireland €210 million (for breaches of the GDPR relating to its Facebook service), and €180 million (for breaches in relation to its Instagram service)".
L'importo è composto da due voci principali. Meta Ireland sarà costretta a pagare 210 milioni di euro per violazioni del GDPR relative al suo servizio Facebook e 180 milioni di euro per Instagram.
Quali sono le motivazioni che hanno spinto il Garante della Privacy irlandese a procedere in questa direzione? Punto uno: gli utenti non hanno informazioni sufficienti rispetto alle operazioni in corso. Quindi, non c'è sufficiente chiarezza su come vengono usati i dati personali per fini pubblicitari.
Come ricorda l'ANSA, ci sono dei precedenti importanti. Dublino ha già combinato una multa da 405 milioni di euro nel settembre 2022 un'altra di 265 milioni a novembre dello stesso anno. Motivazioni?
Nel primo caso è stato riscontrato un problema sul trattamento dei dati relativi ai minori, nel secondo il Garante si concentra sul mancato rispetto delle norme Ue sulla tutela dei dati individuali.
"The problem began last April after Business Insider reported that more than half a billion Facebook users’ details had been posted on an underground hacker website".
Business Insider ha scoperto che i dati di oltre mezzo miliardo di utenti erano stati pubblicati su un sito web gestito da hacker. Facebook si è giustificato: hanno usato lo strumento di importazione dei contatti per confrontare numeri di telefono con i profili degli utenti per raccogliere ulteriori informazioni. Come:
L'accettazione forzata alla profilazione - senza possibilità di scegliere - è l'ultimo capitolo delle disavventure affrontate da Meta e che potrebbero imporre un cambio di prospettiva radicale.
Quest'ultimo capitolo della difficile relazione tra l'universo Meta e il mondo della privacy impone una riflessione: siamo al capolinea di un equilibrio di revenue basato solo sugli incassi pubblicitari? Fino a oggi queste piattaforme hanno monetizzato vendendo visibilità a chi ne ha bisogno e per farlo è stata creata una struttura che fa a pugni con le regole del trattamento dei dati.
Forse siamo di fronte a un passaggio epocale in cui Facebook, e Meta in generale, impone una scelta al pubblico: rimani sulle piattaforme del gruppo a titolo gratuito ma sarai profilato per scopi pubblicitari oppure paghi un'iscrizione. E sì, Facebook potrebbe diventare a pagamento per sopravvivere.
Tutte le piattaforme avranno questo problema e dovranno risolverlo proprio come sta facendo Apple che sugli smartphone permette di individuare e bloccare il tracciamento delle applicazioni. Anche molti quotidiani online impongono questa scelta: o ti abboni o accetti il monitoraggio dei dati per l'ADV.
L'idea di attivare una struttura a pagamento potrebbe essere interessante. Ma forse per FB è già troppo tardi: si tratta di un modello così radicato sulla struttura della vendita di ADV che potrebbe essere difficile immaginare una soluzione differente. Basta dare uno sguardo agli ultimi report delle revenue:
Insomma, o paghi per ottenere un servizio o il servizio sei tu. Forse nel mondo dei social media è arrivato il momento in cui per esserci, senza essere usati come un dato commerciale, bisogna pagare.
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