Con il lockdown c’è una nuova speranza per Second Life di Linden Lab?

Apr 06, 2020

Il nostro Caffettino si potrebbe definire un luogo di incontro virtuale, un po’ come Second Life dell’azienda Linden Lab. Forse chi ha qualche anno in più ricorda questa sorta di social network, lanciato nel 2003 quando ancora Facebook non esisteva, che è stato un pioniere nella creazione di mondi virtuali 3D e dove per l’appunto era possibile vivere una seconda vita. Ebbene, è notizia di questi giorni che Linden Lab sta sfruttando il lockdown che ci vede costretti a casa per rilanciare Second Life. Alla luce del distanziamento sociale e del remote working in atto, oggi ci chiediamo se per la piazza più famosa dei primi anni Duemila c’è ancora speranza.


Per il suo rilancio, Second Life si focalizza sopratutto sul settore lavorativo: sul sito www.connect.secondlife.com si vede come la comunicazione si rivolga principalmente alle aziende, offrendo loro la possibilità di utilizzare la piattaforma per il lavoro da remoto. L’invito di Second Life è chiaro: “lavora in sicurezza comodamente da casa tua, riduci il tempo e i costi di viaggio, aumenta la creatività e coinvolgi le persone con avatar divertenti e ambienti 3D”. In questo senso, Second Life vuole competere con altri strumenti come Zoom, Teams di Microsoft o Hangouts di Google, cercando di creare aggregazione e di offrire l’opportunità di creare progetti complessi.


Anche se in passato Second Life, dopo un grande entusiasmo iniziale, ha avuto vita breve, c’è da dire però che la tecnologia alla base della piattaforma non è diventata obsoleta: a differenza di Oculus Rift o di altri sistemi di realtà virtuale che richiedono un visore e che dopo un certo tempo tendono a stancarci, per vivere l’esperienza del 3D con Second Life bastano un semplice monitor e una modesta connessione a Internet. Senza contare che Second Life è ancora oggi l’unica piattaforma capace di offrire un minimo di organicità in più rispetto ai classici social network bidimensionali. Ma al di là degli aspetti positivi, siamo davvero pronti a riscoprire Second Life?


A mio parere gli avatar sono superati, se pensiamo che ormai sui social network ci chiamiamo ormai quasi tutti con nome e cognome. D’altro canto, è vero anche che ad esempio su Instagram in molti utilizzano un nickname e che le emoticon, le emoji e tutto ciò che più in generale può rappresentare un alter ego virtuale ha ancora una certa attrattiva sugli utenti. Ma questi tentativi che vengono utilizzati principalmente per eliminare i difetti fisici, alla fine non hanno mai successo fino in fondo. In ogni caso, staremo a vedere se Second Life otterrà la popolarità che desidera durante questo lockdown o se, ancora una volta, la piattaforma sarà destinata all’insuccesso.


E voi cosa ne pensate?


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